UN po’ di domande a…….. Enzo Facciolo.

A cura di Pasquale Vaglica, con la complicità di Andrea Agati

 

Non è la prima volta che facciamo due chiacchiere col Maestro, ma ogni volta, finita la chiacchierata, ci sentiamo interiormente arricchiti. Due ore passate in...un attimo. Quello che possiamo riportare sulla carta sono solo le parole. Le sensazioni, le emozioni resteranno dentro di noi. Per sempre. Seriamo di riuscire a coinvolgervi, perchè questa non resti una semplice intervista, ma il racconto di un pezzo di storia del mondo di Diabolik. L' intervista è lunga e avevamo pensato di dividerla in due parti, lasciando la seconda parte al secondo numero, ma poi abbiamo deciso di sacrificare qualche altro articolo, che slitterà al numero successivo. Abbiamo ritenuto che questa chiaccherata col Maestro, leghi molto con l'articolo precedente e quindi ci è sembrato doveroso pubblicarla per intero.

 

Domanda (D.): Lei Esordisce nel fumetto con Clint due colpi, e con Diabolik nel ’63, Ricorda quel periodo?

Risposta (R.): Avevo un amico che con un suo gruppo di amici, tra cui un editore di nome Montuoro, partecipava a delle sedute spiritiche. In una di queste, il personaggio evocato, consigliò proprio di investire nel fumetto. Così una volta finita la seduta, Montuoro, chiese al mio amico se conosceva qualche disegnatore e gli fece il mio nome. Fui convocato da questo editore che malgrado pubblicasse tutt’altro genere mi propose di disegnare fumetti, accettai e dovetti inventarmi tutto di sana pianta, oltre a “Clint due colpi”, un western comico “La vacca Gelsomina”, si trattava di uno sceriffo che cavalcava una mucca, ma poi anche una specie di 007 e uno di fantascienza. Feci tre puntate di ognuno ma venne pubblicato solo Clint due colpi. L’editore mi pago e poi non l’ho più rivisto. Qualche mese dopo conobbi Angela Giussani, tramite un amico giornalista che frequentava l’Astorina. Ci trovammo in sintonia sin dall’inizio, lei mi disse che erano all’inizio e non potevano pagare molto e io le risposi subito che mi sarei accontentato di guadagnare poco però qualora le cose fossero andate positivamente, avrei usufruito anch'io della situazione favorevole. E’ stato un contratto verbale, sulla parola, senza parlare di cifre. Comunque è vero che un po’ titubante lo ero, ma non verso Angela, è quando sono uscito che mi son detto: “Io le ho detto di si, ma secondo me, questo personaggio non dura più di 3-4 mesi. Cominciò così l’avventura con il numero 10, così mi ricordate voi, io fino a qualche tempo fa ero convinto di aver iniziato molto prima.

D.: La copertina dei numeri 10 e 11 sono entrambe di Marchesi, almeno li la figura di Diabolik è la classica del disegnatore di Brembio, gli sfondi non lo sappiamo.  Ci puo' confermare che i personaggi del retro invece sono suoi? Ci potrebbe spegare se si ricorda, per quale motivo i primi  due albi disegnati da lei, hanno la copertina di Marchesi? Gli albi inizialmente forse doveva disegnarli Marchesi e poi fu "dirottato sul rifacimento del n. uno? Altrimenti, quale potrebbe essere stato il motivo?)

R.: Le copertine dei numeri 11 e 12 sono sicuramente di Marchesi. Sono passati 50 anni, i ricordi non sono chiari ma i personaggi del retro molto probabilmente sono miei da alcuni particolari, tipo le sopracciglia de “Lo Sfregiato” se confrontate con quelle del poliziotto della prima vignetta del n° 18 di pag. 88, sono disegnate con la stessa tecnica, non si vedono le sopracciglia perché è fatto tutto come ombra, oppure la vignetta dello stesso numero di pag. 53 (tav. 51/d). Marchesi io non l’ho mai conosciuto quindi non posso dire niente e non ricordo come mai le copertine le ha fatte lui e il resto io, probabilmente anche la ragione per cui Marchesi è andato via, sta nel fatto che Angela non era pienamente soddisfatta del lavoro, altrimenti avrebbe trovato il modo di farlo rimanere.

D.: Era cosa abbastanza usuale per i disegnatori di Diabolik aver lavorato per Gino Sansoni. Lei non mi sembra abbia mai disegnato un numero per un fumetto pubblicato dal  marito di Angela vero? Che ricordo ha di Sansoni?

R.: In effetti io ho disegnato un numero per Gino Sansoni, su Horror, con sceneggiature di Castelli. Sansoni l’ho incontrato poche volte. La prima volta sono stato invitato a cena, con la allora mia futura moglie, a casa loro in Piazza Cadorna. Una seconda volta in occasione del lavoro su Horror e poi ad un altro evento. Solo queste occasioni, quindi non ho avuto modo di conoscerlo bene ma sicuramente era una persona simpatica.

 

D.: Nel suo primo numero "L'impiccato" , Diabolik ed Eva non compaiono quasi mai, eppure quel numero è un piccolo capolavoro le atmosfere notturne, sono realizzate in modo magistrale, con una padronanza assoluta del contrasto dei chiaro/scuro. Non manca neppure un omaggio a Brenno Fiumali e al suo disegno di copertina del primo numero a pagina 24, dove compare la ragazza che urla. Ha un aneddoto che ci puo' rivelare, di questo numero diventato per tanti il vero numero uno della serie?  Si ricorda per esempio se un personaggio in particolare le ispirò la ballerina Sonia Vaneska?

R.: Innanzi tutto ho dovuto mettere giù i personaggi, per me erano nuovi non avendoli mai disegnati. Diabolik, lo dovevo far diventare nuovo, perché così mi è stato richiesto da loro (…da Angela Giussani, ndr). E’ chiaro che i personaggi nascono in base alla sceneggiatura che sono molto dettagliate, io mi attengo alle descrizioni e cerco di renderli in quel modo. Anche oggi se un personaggio ha 60 anni, baffi, capelli lunghi, sono caratteristiche a cui mi attengo, poi sulla fisionomia mi ispiro a qualche volto noto o qualche amico. Sonia Vaneska, è un personaggio di secondo piano, ed è tutto inventato.

 

D.: Recentemente è stato detto che il vero motivo per cui le Giussani si trovarono costrette a rinunciare alla collaborazione con Bonato, non fu dovuto al fatto che egli conferisse una carica erotica eccessiva ad Eva, ma piuttosto per il suo modo diciamo "approssimativo" di consegnare le matite, cosa che l’avrebbe messa in difficoltà. Cosa si ricorda in merito al periodo con Bonato?

 

R.: La storia incredibile è che io non ricordo mai di aver visto Bonato, a quei tempi non lavoravo in Astorina ma ritiravo le sceneggiature e me le portavo a casa o dove volevo, anche durante il viaggio di nozze. Bonato, non era il matitista con cui mi trovavo meglio ma nemmeno eccessivamente male. Non mi soddisfacevano molto il suo stile compositivo, le posizioni, il dinamismo, più che il suo stile di disegno, d’altra parte non potevo fare tutto io …

 

D.: Nei primi anni lei ha inchiostrato sulle matite di Coretti, Bonato e Bozzoli. Cambiando matitista, era lei che cercava di uniformare i diversi stili facendo risaltare il suo stile, oppure a seconda di chi realizzava le matite, lei modificava il suo modo di inchiostrare lasciando intravedere lo stile del matitista?

R.: Per forza di cose avevo bisogno di un matitista, perché non potevo fare tutto io. Un po’ io e un po’ le Giussani eravamo alla ricerca. Nel frattempo, anche io a volte facevo le matite e qualcuno le inchiostrava ma succedeva una gran confusione, allora abbiamo fatto l’inverso. Con Coretti abbiamo trovato il matitista definitivo, perché era il più bravo, in ogni caso ero io che inchiostravo e portavo il tutto nell’impostazione primaria secondo il mio stile. Anni dopo invece arrivò Zaniboni, che secondo me, sotto un certo aspetto è sicuramente il più bravo di tutti. Zaniboni e Coretti sono quelli con cui mi sono trovato meglio, gli altri, compreso Bozzoli, non è che mi sono trovato male ma li ho vissuti con più distacco.

D.: Tra i tre matitisti che ha inchiostrato nei primi anni, ci ha appena detto che si è trovato meglio con Coretti. Di Bonato abbiamo già parlato, vuole parlarci un po' di Bozzoli, il quale disegnò un solo numero completamente da solo (Il nemico invisibile) e in quell'albo si nota il suo stile è completamente diverso da quello degli altri Diabolik. Leggendo quel numero sembra di avere in mano un albo di Zakimort, di cui Bozzoli era il disegnatore titolare. Come si è trovato con le sue matite, ha dovuto lavorare molto per "Diabolicizzare" il su tratto "Zakimortiano"? Nel suo disegno l'ha colpita qualcosa in particolare?

R.: Bozzoli faceva parte di quei disegnatori che portavano le matite in redazione e che poi io ritiravo, ma come accaduto per Bonato non credo di averlo conosciuto personalmente. E’ vero invece che con altri disegnatori ho dovuto rifare tutto, anche le matite. Tornando a Coretti, devo dire che era bravissimo e preciso, ma terribilmente lento. A volte io finivo le matite di un albo, poi lo ripassavo a china, una volta finito iniziavo a ripassare a china le matite dell’albo di Coretti che non era ancora finito. Però le sue matite erano bellissime, forse le più belle di tutti, fino a quando non vidi quelle di Zaniboni. Rimasi affascinato dalla bellezza e ricchezza di particolari. Avrei voluto evitare di ripassarle a china. I computer ancora non erano entrati nell’uso comune e quindi provai ad evitare il passaggio a china provando a rilevare fotograficamente le tavole, il risultato però non fu quello sperato e dovemmo andare avanti col ripasso a china. Personalmente considero gli albi disegnati a matita da Zaniboni e da me ripassati a china i più belli in assoluto tra quelli da me disegnati.

 

D.: Lei ha inchiostrato l'unico numero disegnato da Peroni. Lo stile è diverso dagli altri numeri, di questo albo si ricorda qualcosa in particolare? Come mai secondo lei, il rapporto fra Peroni e Diabolik si concluse dopo un solo numero?

R.: Peroni è quello che mi ha fatto soffrire di più ed era un mio amico perché lavoravamo insieme alla Pagot, era velocissimo ma mi toccava rifare tutto, non si poteva continuare in quel modo.

D.: Dei nuovi disegnatori di Diabolik c’è qualcuno che si avvicina al suo stile?

R.:Per quanto riguarda i nuovi disegnatori, per adesso non vedo un nuovo Facciolo, sono tutti bravi ma diversi nel modo di disegnare, forse Barison è quello che si avvicina di più al mio stile, anche se il suo disegno visto dagli addetti ai lavori, sembra un po’ più freddo. Giuseppe Palumbo guardando i miei disegni, definì i personaggi molto “vivi”.

D.: Nei primi numeri si puo' notare il largo uso del tratteggio manuale. Suppongo che per motivi di velocità di consegna abbia dovuto rinunciare a tale tecnica in favore dell'uso del retino. Ogni tanto però nel corso degli anni, ha ripresentato degli albi dove la parte manuale è predominante (un esempio per tutti "Angoscia" le scene in cui fanno conoscenza Bettina e Diabolik). Ripensando oggi a questo, il fatto che per tanti anni, lei sia stato l'unico disegnatore, pensa abbia potuto penalizzarla dal punto di vista artistico?

R.: E’ chiaro che in tutti i tipi di lavoro accade questo. A maggior ragione, nel mio caso essendo solo. Il lavoro era tanto anche se è capitato raramente, in 50 anni, mi sono ammalato anch'io. Una semplice influenza mi faceva rimanere indietro con le consegne e quindi dopo dovevo recuperare, andavamo tutti alla velocità della luce. Quando realizzai l’albo di Bettina, Angela rimase affascinata dai tratteggi e mi chiese se potevo realizzare tutti gli albi con questa tecnica, ma per averlo potuto fare si sarebbe dovuto ridurre della metà le uscite in edicola (ricordiamo che a quei tempi Diabolik era quindicinale n.d.r.)

 

D.: La storia che lei si portò il lavoro dietro anche nel viaggio di nozze è vera, oppure si tratta di una leggenda? Ci racconta qualcosa di questo episodio, un piccolo aneddoto?

R.: La storia è verissima, tra l’altro fu la causa dell’unico litigio, anche se non è stato proprio un litigio, diciamo una discussione con Angela. Al rientro fui richiamato in quanto in ritardo col lavoro e quando le dissi che me lo ero portato in viaggio di nozze per far prima si arrabbiò e mi disse: “Ma allora lei è scemo?… non doveva farlo”. A questo punto me la sono presa io e le dissi che finito quel numero avrei lasciato. Dopo 5 minuti era sotto casa e risolvemmo tutto...Insomma avevano il loro carattere e anch' io che forse sono un po’ permaloso me l’ero presa, non avevo capito il perché. Ho capito dopo che era per solidarietà femminile verso mia moglie che anche il giorno delle nozze mi ha dovuto “dividere” col lavoro. Oggi mi sono “stabilizzato”, lavoro 8 ore al giorno, in media…

D.: Le sorelle Giussani come si ponevano nei suoi confronti quando le presentava i disegni? Erano abbastanza critiche? Le è capitato di dover rifare una tavola perchè a loro non piaceva?

R.: Devo dire che, a parte piccolezze, non ci sono mai state divergenze, che io ricordi non ho mai dovuto rifare una tavola, senz’altro delle correzioni, poteva capitare che in una vignetta il personaggio aveva la cravatta e la vignetta successiva no o cose simili.

D.: Nei suoi confronti Luciana era un passettino più indietro ad Angela, nel senso che lasciava certe decisioni alla sorella, oppure era una situazione paritaria?

R.: Io avevo il rapporto soprattutto con Angela e per quanto riguarda il potere decisionale tra le due. Sicuramente l’impressione che davano e che la direttrice fosse Angela, ma era una cosa naturale, forse per via dell’età, era la maggiore, però sempre in sintonia anche se è successo che non si siano trovate d'accordo su qualcosa, in ogni caso non è mai successo verso il mio lavoro. C’era un rapporto “cooperativo” non solo tra di loro ma anch'io davo delle indicazioni, soprattutto da quando mi assegnarono un ufficio in sede ed ero più a stretto contatto con loro. Poi nel ’79 lasciai l’Astorina per dedicarmi alla grafica pubblicitaria, un periodo di circa 20 anni, senza Diabolik. Sarebbe stato un capitolo chiuso se non fosse stato per il fatto che, ogni tanto incontravo Coretti e Silvestri, amici-colleghi e allora si parlava dei tempi trascorsi insieme in Astorina. Quando rientrai nel 1998 trovai tutto come prima, come se mai fossi andato via. Certo oggi Diabolik è un personaggio più conosciuto grazie a tante trovate commerciali, cose che, a dire il vero a me non toccano molto, ma sicuramente fa immenso piacere sapere che, queste iniziative hanno un grosso ritorno economico, vuol dire che è un personaggio che fa parte della nostra cultura. Mai sentito dire che un personaggio dei fumetti va in televisione e riscuote il successo che sta ottenendo Diabolik, quindi grande merito a Mario Gomboli per come sa valorizzare il personaggio.

 

D.: A cosa è dovuto, secondo lei, il successo di Diabolik?

 

R.: Bella domanda, qui possiamo solo fare delle ipotesi, forse uno dei motivi è legato alle maschere. Ognuno di noi vorrebbe essere Diabolik, tutti vorremmo andare in giro essendo noi dentro, ma con un altro aspetto esteriore. Forse per un senso di libertà, a tutti piacerebbe una vita così, certo non lo possiamo fare perché un conto è la realtà un conto sono i personaggi sulla carta. Per Diabolik è tutto più semplice, è seguito dai suoi autori che hanno stabilito che non dovrà morire mai, in quanto commercialmente non conviene, allora il gioco è fatto. Anche le torture più atroci sembrano sopportabili perché sono sulla carta. Tutti vorremmo essere Diabolik. Questo potrebbe essere uno dei motivi del suo grande successo.

D.: Concludo con una curiosità: Lei per primo, ha realizzato il disegno di Diabolik che lancia il coltello, in pratica inventando il logo dell'Astorina. Lo sapeva che la prima volta in assoluto lo ha disegnato al contrario, cioè lanciando il coltello all'interno delle pagine? (splash page n. 11) Ha lanciato quel pugnale proprio all'interno delle pagine, non verso il lettore come è accaduto poi tante altre volte, ma come per magia il lettore è stato colpito ugualmente al cuore , dai suoi disegni.

 

R.: Il primo pugnale lanciato con le spalle rivolte verso i lettori, in effetti è così perché ho seguito la sceneggiatura alla quale spesso non mi attengo totalmente, ma in quel caso l'ho fatto. E’ vero che il lancio del coltello è diventato il logo dell’Astorina, ma è una cosa che è successa dopo, il disegno non è stato fatto apposta per il logo, era un disegno qualsiasi che poi è piaciuto talmente tanto da diventare tale. Io ribadisco che da me è stato disegnato 3 volte, ma dicendo questo non mi riferisco a un concetto numerico, se è per quello l’ho realizzato decine di volte, mi riferisco più a un concetto di crescita e da questo punto di vista l’ho disegnato tre volte, perché in ognuna di queste volte ho cercato di migliorarlo, rappresentano tre evoluzioni. La prima su richiesta di Angela Giussani che mi ha dato delle indicazioni di massima, la seconda fu di mia iniziativa, perché lo volevo migliorare in quanto era troppo naif, e poi la terza su richiesta dove penso di averlo migliorato ulteriormente e penso che adesso funziona, almeno per adesso…

 

Si conclude qui la nostra chiacchierata col Maestro Facciolo, che ringraziamo per la sua disponibilità e per i particolari inediti che ci ha regalato sulla storia dei primi anni, del nostro Diabolik.